Nel tempo degli auguri di fine anno, uno sguardo al mondo romano rivela quanto il dire fosse già un atto rituale. Formule di saluto, pace, fortuna e parole benauguranti scandivano il passaggio dell’anno, intrecciando calendario, potere e vita quotidiana. A guidarci in questo percorso tra filologia, epigrafia e pratiche festive è Marc Mayer Olivé che ricostruisce il senso profondo dell'espressione "Dicamus bona verba", perché per i Romani augurare il bene significava, prima di tutto, pronunciarlo
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Nel tempo degli auguri di fine anno, uno sguardo al mondo romano rivela quanto il dire fosse già un atto rituale. Formule di saluto, pace, fortuna e parole benauguranti scandivano il passaggio dell’anno, intrecciando calendario, potere e vita quotidiana. A guidarci in questo percorso tra filologia, epigrafia e pratiche festive è Marc Mayer Olivé che ricostruisce il senso profondo dell'espressione "Dicamus bona verba", perché per i Romani augurare il bene significava, prima di tutto, pronunciarlo
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